Addio a padre Lino Mocatti, storico bibliotecario cappuccino

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Si è spento a 83 anni a Rovereto padre Lino Mocatti, storico bibliotecario cappuccino, religioso amato e figura autorevole nel mondo culturale trentino.  Così lo ricorda Maurizio Gentilini:

“Pax et bonum”. E’ il motto dell’ordine francescano, – impresso sul portone, nella caratteristica grafica di Remo Wolf – che ti accoglie accedendo alla biblioteca del convento dei Cappuccini di Trento. Fino a cinque anni fa, salendo al piano superiore, si veniva accolti dallo stesso motto – nella sua versione italiana “pace e bene” – questa volta proveniente da una voce, dal tono sempre amichevole. A pronunciarlo, con un inconfondibile accento solandro e accompagnato da un sorriso, era padre Lino Mocatti, direttore e “anima” di quel luogo, tanto caro a moltissimi studiosi. Una figura autorevole (ma sempre modesta e discreta) e di riferimento per la cultura trentina, che con la sua attività e il suo carisma ha dato una particolare impronta alla biblioteca e al lavoro di bibliotecario, ha ispirato moltissime ricerche, inaugurato nuovi filoni nel campo degli studi storici (in particolare sulla storia religiosa e sulla pietà popolare) e nell’uso delle fonti, ha promosso inedite forme di incontro e maturazione professionale e confronto tra tradizione erudita (tipica del francescanesimo trentino), ricerca accademica e mondo degli studiosi “dilettanti”. Il tutto senza alcun protagonismo o atteggiamento esclusivo, ma basandosi su un mix di umiltà e letizia francescana, di assoluta disponibilità verso tutti e di bonaria ironia, che rendeva l’ambiente della biblioteca e l’attività di ricerca al suo interno un lavoro piacevole e sovente un’esperienza di fraternità e amicizia.
Giorgio Mocatti era nato a Monclassico il 15 marzo 1936. Entrò nel seminario dei frati con la barba a 10 anni, compiendo un brillante corso di studi, pronunciando la professione solenne col nome di Lino (papa, primo successore di San Pietro) e venendo ordinato sacerdote nel 1960. Visse gli anni del Concilio Vaticano II a Roma, dirigendo la rivista dei Cappuccini “Il Massaia” (poi diventata “Continenti”), dedicata all’attività missionaria, e frequentando nel contempo la prestigiosa Scuola Vaticana di Biblioteconomia e i corsi dell’Archivio Segreto Vaticano. Una stagione ecclesiale estremamente fervida e stimolante per un giovane religioso dalla mente aperta e curiosa come la sua, dalla quale poté cogliere tutti i fremiti del soffio dello Spirito che stava soffiando con forza nelle vele della barca di Pietro e inauguravano un grande rinnovamento.

Nel 1970 padre Lino tornò a Trento, con l’incarico di seguire la riunificazione delle biblioteche di tutte le case della provincia cappuccina trentina e di dirigere la nuova biblioteca centrale.

Visse intensamente quel tempo di spinte utopiche e rivoluzionarie che attraversò la Chiesa, il dibattito teologico, la vita religiosa, con le crisi, le contestazioni e il dissenso, costellato da scelte forti e talora traumatiche. Anche in Trentino il mondo del clero e dei religiosi venne attraversato da profonde tensioni, con discussioni animate sull’impostazione tradizionale del sacerdozio e sulle motivazioni della vita consacrata, cercando nuovi schemi e avanzando nuove proposte. In questa stagione vitale e ricca di fermenti, i Cappuccini trentini – sotto la guida paterna e illuminata del provinciale Angelico Kessler – proposero nuove forme di fraternità, con piccole comunità di frati che vivevano fuori dai conventi, lavoravano come dipendenti, esercitavano un apostolato basato sulla testimonianza di vita, vissuta da poveri vicino ai poveri. Padre Lino fu uno di questi, portando la propria sensibilità spirituale e il proprio contributo di idee, improntati alla radicalità evangelica, alla sobrietà, all’essenzialità e alla concretezza. Queste due ultime virtù hanno una grande rispondenza col lavoro di bibliotecario, che padre Lino tradusse (assieme alla sua collaboratrice Silvana Chisté) nella catalogazione sistematica del grande patrimonio librario a lui affidato, nella inventariazione delle opere d’arte dei conventi, nella partecipazione alla redazione di repertori di grande impegno scientifico come “ACOLIT” (Autori Cattolici e Opere Liturgiche) e “Dizionario degli Istituti di perfezione”, veri punti di riferimento della letteratura professionale italiana e internazionale.

In quegli anni la biblioteca, da luogo di pura conservazione, diventava motore di un progetto di promozione culturale, di un legame con le radici di un territorio, simbolo di un impegno sociale e di un servizio pubblico. Quella dei Cappuccini diventò anche luogo di incontro e riflessione per l’associazione dei bibliotecari, interlocutore della Provincia autonoma (che in quegli anni assumeva le competenze sui beni culturali), sede dei corsi professionali per la catalogazione informatica. La legge 285 del 1977 per l’occupazione giovanile diede l’occasione a molti studenti di formarsi e lavorare in biblioteca. Alla Cervara nacque il gruppo e la rivista di studi storici CIVIS. Una fucina di attività che vide padre Lino sempre attento e partecipe – ora ispiratore, ora collaboratore, ora supporter – con la sua preparazione, la sua proverbiale memoria, la sua schiettezza e la sua cordialità.

La prima presenza dei Cappuccini in Trentino data al 1576, con la fondazione del convento di Rovereto. Nel 1784 venne costituita la provincia tridentina, con il titolo “della Santa Croce”. Nel 2011 la crisi di vocazioni e il nuovo corso della vita religiosa spinse i frati a fonderla nella provincia del Triveneto. Nell’agosto del 2014 padre Lino, per decisione del capitolo, lasciò il convento di Trento, per trasferirsi in quello di Fiera di Primiero. Iniziò per lui un progressivo e triste declino fisico e mentale, che lo ha portato all’incontro con “sora nostra morte corporale” nell’infermeria dei frati di Rovereto il 12 settembre 2019.