“Più cuore nelle mani, fratelli!” È una delle più note espressione di San Camillo de Lellis che l’arcivescovo Lauro Tisi ha voluto approfondire nel 450° anniversario della conversione (2 febbraio 1575) del santo patrono degli operatori sanitari durante la Messa celebrata martedì 3 giugno attorno alla reliquia accolta per qualche giorno nella struttura ospedaliera.
“Questa parte del cuore è simbolo del nostro desiderio di continuare come la geniale intuizione di San Camillo – ha spiegato l’Arcivescovo – la presenza delle religiose è ancora più di una reliquia, perché loro portano avanti la lezione di vita che San Camillo ci ha dato e verso di loro la comunità trentina deve essere molto riconoscente”.
Il ringraziamento delle suore camilliane
Era stata la superiora suor Ani Mulavarikal a ringraziare i pazienti, i volontari, il personale e i dirigenti dell’ospedale, ma anche le autorità civili e militari (in uniforme ufficiale i vicini Carabinieri di via Barbacovi), i sacerdoti concelebranti, religiosi e religiose degli altri istituti trentini, ricordando anche l’accoglienza di un’altra reliquia nove anni fa.
“San Camillo, nostro gigante della carità – ha detto – si è fatto conquistare il cuore da Gesù facendosi dono al prossimo per ricordarci la potenza trasformante della grazia di Dio. Sul letto di morte ci ha mandato ‘mille benedizioni’ che accogliamo lodando il Signore per il dono di questo gigante che ha trasformato la storia della sanità nel mondo!”.
Commentando il motto di San Camillo, l’Arcivescovo ha invitato a superare la separazione del cuore dalle mani, la dimensione dei sentimenti e delle scelte dall’aspetto tecnico ed operativo, che oggi spesso prende il sopravvento, provocando situazioni disumane.
“San Camillo unisce in modo inscindibile cuore e mani – ha osservato, facendo sì che le mani possano soccorrere, accarezzare, sollevare e non diventino invece strumento di violenza, come può avvenire quando non si ha un fine per vivere”.
Sull’esempio di San Camillo che è passato da una vita di dissolutezza ad una scelta di carità, riuscendo a trovare il senso della sua vita e facendo diventare le sue mani artefici di servizio e di amore.
Foto Zotta