Dopo i sette intensi mesi di esperienza presso l’Arsenale della Pace di Torino, ho iniziato il mio servizio pastorale a Povo e Villazzano, inizialmente solo “part-time” (dal giovedì pomeriggio fino alla domenica, rimanendo ancora in seminario per metà settimana), mentre da giugno in poi acquistando il pacchetto all-inclusive. È stata l’occasione per cercare di capire come attualizzare nella vita di tutti i giorni alcune tra le tante provocazioni che il Sermig aveva portato nella mia vita.
Anzitutto: la vita fraterna. La ricchezza dei primi mesi è stata data dalla condivisione della canonica non solo con don Mauro Angeli, il parroco, ma anche con don Mauro Leonardelli, allora delegato vescovile. Due nònesi, per di più omonimi, con una sola fava! Ricordo con una certa nostalgia i momenti di preghiera e i pasti condivisi, spesso gli unici momenti in cui ci ritrovavamo tutti e tre assieme attorno al tavolo. Oltre a loro, ho potuto apprezzare la collaborazione con i padri dehoniani, che nei nostri confronti si sono sempre dimostrati accoglienti e disponibili.
Accanto a questo, l’attenzione ai giovani: assieme ad altri due animatori ho accompagnato il gruppo dei ragazzi di seconda media di Villazzano in uno scoppiettante percorso post-cresima. Oltre a loro, ho conosciuto anche il gruppo di seconda e terza superiore di Villazzano e di quarta superiore di Povo, soprattutto grazie alle settimane comunitarie presso il Seminario… senza contare le tante esperienze estive!
Infine, la vita liturgica: la Messa del venerdì mattina, assieme a quelle domenicali, sono stati i momenti più propizi per tentare di conoscere, con gradualità, i volti della comunità. Il primo trampolino di lancio è stato l’entrare a far parte di entrambi i cori del sabato sera e a quello domenicale (una volta al mese) di Oltrecastello, a cui è seguito, da gennaio in poi, il servizio all’altare come diacono. È stata proprio la gente di queste due parrocchie ad assistere ai miei primi passi come diacono, sia nell’ascoltare le mie prime omelie che nel vedermi “in azione” afianco a don Mauro… non senza qualche scivolone.
Mi sento grato e fortunato di essere qui, ancora di più ora che so di proseguire in queste comunità il mio servizio, anche come prete: le belle relazioni che si sono instaurate e i piccoli passi condivisi assieme mi hanno permesso di sentirmi parte “viva” di queste realtà.
Federico Mattivi