Cosa può offrire ad un seminarista un’esperienza di volontariato? I loro racconti fanno emergere quanto possa essere arricchente conoscere diverse situazioni di difficoltà e sofferenza, sperimentarsi in un contesto nuovo, sentirsi attesi e portare a qualcuno piccoli segni di gioia. Ecco i motivi per cui è proposta a tutti questa esperienza, che non è solo dare ma anche ricevere per sé e per il proprio cammino di crescita.
dott.sa Annalisa Pasini, formatrice
OPERARE NELL’ORDINARIO
La mensa della Provvidenza gestita dalla Diocesi è davvero un luogo dove si respira il Vangelo. Sono molti i volontari che regalano il loro tempo perché le persone povere possano sentirsi accolte. Quest’anno anche io aiuto nella distribuzione o nella preparazione dei pasti. Sono molte le persone che ogni giorno bussano alla porta e vengono per trovare un pasto caldo. Di fronte ai molti poveri presenti in città e alle tante situazioni di disagio e marginalizzazione sociale, mi sono posto molte volte la domanda: ma io cosa posso fare? Sarà sufficiente il mio contributo? Li starò aiutando per davvero? Domande legittime. Mi viene un’unica risposta: a noi non è chiesto di fare opere straordinarie ma di operare nell’ordinario. Questo si cerca di fare alla mensa: operare nell’ordinario. Accogliere coloro che vengono e guardarli negli occhi, perché anche loro sono esseri umani, questo lo possiamo fare tutti.
Filippo Zanetti
OCCHI DI STUPORE
“Dare dignità alla vita che c’è”. Questa è la scritta che si trova appena entrati in Hospice Cima Verde a Sud di Trento, dove quest’anno svolgo servizio di volontariato. Credo che queste poche parole rappresentino bene lo stile con cui si entra in relazione con i pazienti: mettersi accanto, senza pretendere nulla, entrando in punta di piedi, sapendo che di fronte a me certamente c’è una persona malata, fragile, ma soprattutto c’è una vita e per questo motivo va guardata e contemplata con occhi di meraviglia e di stupore. In questi mesi ho imparato che, oltre a pesare le parole, si può davvero essere “inutili”, si può non avere le risposte a tutto, si può non risolvere tutti i problemi, ma stando semplicemente a fianco, prendendo la mano, piangendo insieme e capendo che quando ti viene consegnato qualcosa tu lo accogli, cresci e sperimenti cosa vuol dire amare. È proprio così, a Cima Verde c’è più vita di quanto si possa credere!
Bryan Fedon
IN COMPAGNIA DEGLI ANZIANI
Durante questo mio primo anno di seminario mi è stata data l’opportunità di svolgere un servizio di tipo caritativo presso la casa di riposo S.P.E.S. Tale servizio si concretizza il venerdì pomeriggio, momento in cui mi reco alla casa di riposo per trascorrere un paio d’ore insieme agli anziani lì residenti. La mia attività si basa principalmente sulla relazione con gli anziani: faccio loro compagnia, con alcuni gioco a carte, con altri nascono delle piacevoli conversazioni, con altri ancora capita anche di cantare! Apprezzo davvero molto il tempo datomi da trascorrere in loro compagnia e, soprattutto, sono grato quando qualcuno di loro inizia a dilettarsi nel raccontarmi le proprie storie di vita vissuta, aneddoti del passato, ricordi lontani, talvolta, anche pieni di nostalgia che fanno scendere qualche lacrima dagli occhi ma che, in fondo, riempiono il cuore di gioia e gratitudine.
Marco Lenzi