Weekend vocazionale

bookmark

Il dono più grande che il Signore ha fatto a ciascuno di noi è stato quello di sigillare nel nostro cuore una promessa di bene e di felicità. Siamo liberi di fronte alle scelte che compiamo, ma sappiamo che non tutte ci permetteranno di vivere una vita che parli di pienezza, di gioia e di apertura agli altri. La dimensione che, più di tutte, fa nascere il noi il desiderio di donare la vita e di vivere in comunione con Dio, noi cristiani la chiamiamo “vocazione”. Ebbene sì, la vocazione è per tutti – non soltanto per chi abbraccia la vita consacrata o ministeriale –, ma spesso la si scopre non semplicemente percorrendo la “strada dell’orto”: è frutto di un cammino, dell’ascolto di noi stessi e di Dio, degli incontri che facciamo e del confronto con chi, prima di noi, ha saputo fare discernimento sulla propria vita. Fare luce su questa sfida, parlarne con gli adolescenti e testimoniare la gioia della scoperta della vocazione sono stati gli obiettivi del weekend vocazionale che, dal 12 al 14 maggio, abbiamo organizzato nelle varie comunità della Zona pastorale di Mezzolombardo. Questa iniziativa non ha coinvolto soltanto noi seminaristi, ma è stata il frutto della collaborazione con suor Enza e suor Marta, suore operaie, e con don Andrea, canossiano, originario di Lavis. Dell’equipe organizzativa faceva parte anche don Mattia, delegato dell’Area annuncio e sacramenti in curia. La veglia vocazionale, che già dall’anno scorso è stata proposta nelle varie Zone pastorali, ha visto anche questa volta la sentita presenza del nostro vescovo Lauro. Insomma, un “poliedro vivente” di carismi – per usare le parole del papa –, che ha messo in luce in primis a noi stessi il fatto che la vocazione è la stessa per tutti, anche se poi si concretizza in forme di vita diverse (suora, prete, sposo/a, genitore, etc.). I destinatari di questa iniziativa sono stati anzitutto i ragazzi e gli adolescenti, che abbiamo raggiunto nelle scuole e in diverse strutture parrocchiali: conoscerli, parlare con loro, condividere con loro il pasto e portare loro qualche nostra testimonianza è stato davvero un dono prezioso! In secondo luogo abbiamo incontrato anche varie comunità cristiane, nel momento che più di tutti le vede radunate, ovvero la Messa: è stata anche un’occasione per mostrare che c’è ancora chi si interroga su una possibile vita consacrata a Dio, oppure chi ha già fatto questa scelta e la vive con gioia. Per citare le parole di suor Marta: “Essere suora è bello!”. Penso davvero che queste occasioni non mirino tanto a gloriare noi del nostro cammino o delle nostre scelte, quanto a condividere con i nostri giovani ciò che più ci sta a cuore, ovvero il dare ragione della speranza che abita in noi (cfr. 1Pt 3,15). Un sentito grazie va rivolto alle persone che ci hanno “aperto le porte” e che hanno collaborato con noi, in modo particolari ai frati francescani di Mezzolombardo che ci hanno ospitati nel loro convento.

Federico Mattivi