Nella Roma del servizio

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Lunedì 12 settembre, mentre il sole sorge e Trento inizia a svegliarsi, in Seminario si incominciano a sentire porte che si aprono, passi decisi che si avviano in cucina per preparare un buon caffè, voci familiari dei compagni che si fanno sempre più nitide, zaini da controllare un’ultima volta prima di partire: è iniziato un nuovo anno di Seminario. Prima di riprendere l’ordinarietà della vita comune settimanale e dello studio teologico, ci prepariamo sempre ad inaugurare il nuovo anno con un campeggio: una settimana dove riprendere nell’informalità e nell’amicizia il percorso comune del discernimento. Quest’anno la meta scelta è stata Roma, ma per gustarci al meglio la città eterna l’abbiamo presa larga, iniziando il nostro campeggio non direttamente nella capitale, ma partendo da Sutri, comune di Viterbo, a circa 68 km dalla nostra meta. Il nostro campeggio è quindi iniziato con un cammino, seguendo la via francigena. Siamo stati accompagnati da san Pietro, che lungo la via ci suggeriva alcune posture, alcuni consigli su come vivere più intensamente la sequela a Cristo. Il cammino è stato una parte fondamentale del nostro campeggio, non solo perché è stato metà del nostro viaggio, ma anche perché esso è davvero la metafora perfetta della vita. Il cammino richiede preparazione e visione d’insieme, collaborazione e attenzione, curiosità e profondità, ritmo e pause, calcolare bene il tragitto ma anche aspettarsi degli imprevisti, insomma, tutto ciò che accade nella vita ordinaria.

Poi arrivare a Roma, precisamente, in piazza san Pietro, stanchi, appesantiti e con lo zaino carico, è stata un’emozione grande e anche un po’ un sollievo. Il tratto di cammino era stato fatto, ora era il momento di scoprire Roma, immensa, sterminata. Abbiamo fatto alcune scelte, tra cui visitare alcune chiese importanti: la Basilica di san Pietro, la Basilica di santa Maria Maggiore, la chiesa di sant’Ignazio. Abbiamo poi anche visitato delle realtà significative presenti sul territorio: l’associazione sant’Egidio sull’isola Tiberina, la mensa che accoglie ogni giorno tanti poveri, che da molti sono considerati solo un peso o un fastidio, ma che per la Sant’Egidio sono la missione. Le suore della Carità di madre Teresa di Calcutta, che ci hanno testimoniato come la carità, il servire il più povero non può mai essere scissa da una profonda vicinanza con Gesù, nella preghiera. Abbiamo anche incontrato la comunità delle suore operaie, nella loro casa di noviziato, e con loro abbiamo condiviso un pasto fraterno. Nel nostro ultimo giorno di permanenza in città, domenica 18, ci siamo avviati, come tanti altri pellegrini, in piazza san Pietro, per la recita dell’Angelus con il Papa.

Con questa settimana abbiamo ripreso il percorso comunitario di discernimento vocazionale e penso che una frase che possa racchiudere bene i sentimenti e il desiderio che ci abitava nel nostro rientro sia quella di madre Teresa, che ci ha lasciato suor Mattea nello scambio avvenuto nella loro casa: “Ora andate a dare l’amore e la gioia di Gesù a tutti quelli che incontrate”. Che questo augurio non sia soltanto un buon proposito, ma possa davvero trasformarsi in una modalità di vivere, in una opzione fondamentale per ognuno di noi.

Filippo Zanetti