Matteo e l’incanto per il Dio della vita

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Sabato 18 giugno abbiamo vissuto, nella Cattedrale di Trento, l’ordinazione presbiterale del nostro compagno di Seminario, don Matteo Moranduzzo. Ventisei anni, originario di Castello Tesino e in esperienza pastorale a Pergine durante questo ultimo anno, ha portato così a compimento il percorso formativo iniziato in Seminario subito dopo gli studi superiori. La celebrazione si è svolta nel pomeriggio, nei primi Vespri della solennità del Santissimo Corpo e Sangue di Cristo. Le parole del Vangelo che è stato proclamato descrivono in breve l’essenza di quel ministero sacerdotale che a Matteo è stato affidato. Davanti alla richiesta dei discepoli di congedare le folle che avevano seguito Gesù perché potessero riposare e saziarsi al termine di quella lunga giornata, il Maestro dice loro: “Voi stessi date loro da mangiare”(Lc 9, 13). È proprio in questo invito di Gesù che può acquisire significato la scelta di un giovane che, ai nostri giorni, consegna se stesso a Dio e alla Chiesa per il bene dei suoi fratelli e sorelle. Perché essi possano saziarsi e dissetarsi a quella stessa fonte che per tutti gli uomini è la risposta alla fame e alla sete più profonde: la Parola di Dio, il Corpo e il Sangue del Signore. Perché questo giovane possa condividere con loro ciò che di Dio ha finora intravisto e che l’ha portato a pronunciare questo grande sì; “io ho ricevuto dal Signore quello che a mia volta vi ho trasmesso” (1 Cor 11, 23) dice san Paolo nel brano proclamato nella medesima liturgia.

Le parole dell’Arcivescovo Lauro, che ha presieduto la celebrazione, hanno messo in luce l’esistenza, anzitutto per i preti, della “tragica possibilità di non conoscere la fame e la sete di Dio”. Pertanto, rivolto a Matteo, ha detto: “Chiedo per te al Padre il dono dell’incanto per il Dio della vita che ha danzato nella splendida umanità di Gesù. Lui, e non altro, è il focus attorno a cui sei chiamato ad organizzare la tua vita presbiterale”. Infine l’esortazione: “Chi ti incontra, possa trovare in te la passione per Gesù di Nazareth!” Questo augurio facciamo anche nostro, come comunità del Seminario che con Matteo ha condiviso un tratto di strada, perché egli possa davvero osare offrire ogni giorno al Signore quei pani e pesci che ha a disposizione affinché siano  moltiplicati, secondo la Sua volontà, per il bene dei fratelli.

Stefano De Cian