In carcere senza giudicare

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Una delle novità di quest’anno per la nostra comunità è l’esperienza caritativa che ognuno di noi fa nel pomeriggio del venerdì: c’è chi va con gli anziani, chi con i poveri e chi con i carcerati. Il mio servizio lo svolgo presso la casa circondariale di Spini di Gardolo accompagnato dalla figura del cappellano don Mauro Angeli.

Ho iniziato a metà ottobre, ero carico, non sapevo chi avrei incontrato né cosa avrei fatto, ma avevo voglia di mettermi in gioco. A primo impatto, il carcere, visto dall’esterno, mi ha lasciato senza parole: muraglia altissima, cancelli sotto sorveglianza, un sacco di controlli, sembrava quasi di entrare in un altro mondo. Fin dai primi controlli bisogna togliersi tutti gli oggetti metallici e dispositivi elettronici, e questa cosa l’ho percepita come uno spogliarsi del superfluo che all’interno del carcere non serve, anzi, rischieresti di non vivere bene l’esperienza.

Se inizialmente ero spaventato per l’ambiente esterno che metteva inquietudine, all’interno ho incontrato tanta umanità, meglio ancora posso dire che ho incontrato il volto di Gesù Cristo.

Accompagnato dal cappellano solitamente andiamo a conoscere i “nuovi giunti”, ovvero i detenuti arrivati negli ultimi giorni: è un’occasione per conoscerli e per chiedere loro se hanno bisogno di vestiario da parte della Caritas. Ho avuto l’opportunità di ascoltare qualche detenuto, di scambiare qualche parola. È stata una grande ricchezza per me sentire le loro testimonianze. Mi spiegavano come la fede sia stata fondamentale per la vita nel carcere; spesso abbandonati da tutti, la presenza di un Dio misericordioso era la loro unica ancora di salvezza per guardare avanti con speranza.

In questi ultimi mesi mi sto occupando degli occhiali da vista per i carcerati: con loro troviamo un modello adatto di occhiali da vista da vicino o lontano, poi vado da un’ottica per acquistarli e infine li consegno loro. È bello vedere come anche i piccoli gesti possono renderli felici.

Mi ritengo molto fortunato a poter svolgere questo servizio, sento che mi sta dando tanto, per me è un esercizio anche a non giudicare, ad ascoltare e per incontrare il Signore tra le storie e i volti di quegli uomini e donne. Sento vive in me quelle parole che Gesù stesso ha detto “Ero in carcere e siete venuti a trovarmi”.

Alberto Bolognani

articolo da Come Amici