La solidarietà senza volto…. ci parla di Dio!

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Dopo sette mesi di permanenza all’Arsenale della Pace di Torino, vorrei condividere con voi quello che ho scoperto sulla solidarietà. Questa casa nasce dentro le mura del Regio Arsenale del Regno d’Italia e dal 2 agosto 1983 ha radicalmente trasformato la sua destinazione e vocazione: dal produrre armi da guerra a generare e costruire concretamente il Bene.

Stando dentro l’Arsenale si rispira la presenza della provvidenza nei gesti e nei fatti quotidiani: da chi dona cibo a chi traduce i documenti per aiutare un immigrato, da chi prepara una locandina a notte fonda senza lamentarsi a chi smista i vestiti oltre l’orario di servizio. Sono azioni che spesso vediamo anche nelle nostre comunità e parrocchie dove viviamo, sono un segno concreto della presenza di Dio nella nostra vita e nella nostra terra. Più grande è la casa e meno si notano i volti delle persone che ci vengono ad aiutare. Per questo nella Regola che guida la vita della fraternità che vive dentro l’Arsenale c’è scritto:

«Questo avviene con naturalezza, nel silenzio nel nascondimento; quasi non ce ne accorgeremmo se non annotassimo, con discrezione ma puntualmente, ogni cosa che ci viene donata: il denaro, le ore di lavoro, i materiali che ci vengono portati 1 kg alla volta. Lo facciamo con scrupolo, per amore della trasparenza perché nessuno fra quelli che ci incontrano, vedendo un’opera bella, possa dire “Chissà chi c’è dietro!”, ma tutti rendano lode al Signore attraverso le 1000 mani di amici ci dona ogni cosa».

Per questo mi vien da dire che la solidarietà non ha un volto: non sempre sappiamo riconoscerla al volo come tale e spesso quel volto, per quanto ci sforziamo, sfugge dalla nostra mente. Delle tante persone che donano degli oggetti o che donano una parte del loro tempo o delle loro competenze non li riconosciamo poi per strada, non per cattiveria o perché non ci interessiamo a loro, piuttosto perché come dice il vangelo di Matteo: «Guardatevi dal praticare le vostre buone opere davanti agli uomini per essere da loro ammirati, altrimenti non avrete ricompensa presso il Padre vostro che è nei cieli. Quando invece tu fai l’elemosina, non sappia la tua sinistra ciò che fa la tua destra, perché la tua elemosina resti segreta; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà» (Mt 6,1.3-4) – sia quando facciamo l’elemosina sia (e soprattutto) quando la riceviamo.

E alla fine scopriamo che è il Signore stesso che è venuto a bussare alla nostra porta per portare 1 kilo di riso o un sacco di scarpe nuove; è il Signore che viene da aiutarci quando siamo da soli a fare un servizio e ci dona un volontario che si ferma ad aiutarci a completare un lavoro. Dio è sempre molto discreto, non ci lascia vedere direttamente il suo volto, ma, come con Mosè sul Sinai, lo vediamo solo di spalle, quando Lui è già passato:

«Ma tu non potrai vedere il mio volto, perché nessun uomo può vedermi e restare vivo. Ecco un luogo vicino a me. Tu starai sopra la rupe: quando passerà la mia Gloria, io ti porrò nella cavità della rupe e ti coprirò con la mano finché sarò passato. Poi toglierò la mano e vedrai le mie spalle, ma il mio volto non lo si può vedere» (Es 33, 20-23).

Andrea Canal

articolo da Come Amici