L’insolita estate

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Mentre ad agosto i miei coetanei facevano le valigie per il mare, io le ho fatte per… il silenzio. Niente telefono e niente chiacchiere per una settimana: solo silenzio e preghiera. È l’esperienza degli Esercizi Spirituali che ho vissuto dal 12 al 19 agosto in una casa dei Gesuiti a Bologna, ai piedi della Madonna di San Luca.

Lo so: sembra la proposta più improbabile dell’estate, eppure eravamo in una trentina di giovani arrivati da tutta Italia, molti alla loro prima esperienza. Io ero l’unico seminarista, e la cosa ha stupito molto i predicatori, perché, mi hanno detto: “di solito i seminaristi si accontentano degli esercizi che fanno in seminario”. In effetti, anche per me era la prima volta “fuori casa”.

Gli Esercizi Spirituali sono un’esperienza di preghiera nata da Sant’Ignazio di Loyola. Non sono “esercizi” nel senso fisico del termine, sono piuttosto un allenamento dell’anima all’ascolto. È un tempo per fermarsi, fare silenzio e guardare dentro di sé, aiutati dalla luce della Parola di Dio.

Durante questa settimana, pensata per esercitanti giovani, abbiamo pregato quattro volte al giorno, ogni giorno. Prima di ogni momento di preghiera, l’équipe di predicatori (così si chiamano gli esperti che guidano gli esercizi) ci indicava il brano della Bibbia su cui meditare e la grazia da chiedere, ovvero ciò che Dio desiderava donarci attraverso quella Parola. Prima di pranzo c’era un momento chiamato “istruzione”, nel quale i predicatori ci proponevano metodi per la meditazione e per l’autovalutazione della preghiera. Al termine del tempo di meditazione, partecipavamo alla Messa e, dopo cena, avevamo un’ulteriore attività, nella quale venivamo introdotti a nuovi modi di pregare, spesso aiutati da immagini, filmati o musica. Poi, una breve condivisione e il riposo, perché – anche se non ho mai capito come – ci si stanca durante gli esercizi. Ognuno poteva scegliere dove pregare: in casa o in giardino, magari sotto un fico. In più, ciascuno di noi era seguito personalmente da una guida spirituale, che ci aiutava a rileggere le nostre intuizioni di preghiera. 

È strano dirlo, ma in quella settimana ho sentito più vita che in tanti giorni rumorosi. La cosa che più mi ha stupito è stata che, nonostante il silenzio e il fatto che molti di noi non si conoscessero, alla fine, quando abbiamo ricominciato a parlare, era come se ci fossimo parlati per tutto il tempo: abbiamo scherzato, riso, cantato e siamo andati a dormire tardi per l’emozione.

Questi esercizi mi hanno aiutato a capire che la preghiera non è una fuga dal mondo, ma un modo per tornarci con uno sguardo rinnovato, e aver vissuto questa esperienza con altri giovani dà a questa consapevolezza un valore ancora più grande.

 

Luca Magro