Vescovo Lauro, un anno fa la nomina

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Le prime parole: "Il mio desiderio è sempre stato quello di fare il parroco"

“Mai avrei immaginato di diventare Vescovo: chi mi conosce sa che il desiderio della mia vita è sempre stato quello di essere parroco”. Esordiva così, esattamente un anno fa, il 10 febbraio 2016, don Lauro Tisi, poco dopo l’annuncio della sua nomina vescovo di Trento, il 122°. Il vicario degli ultimi undici anni diventava vescovo della stessa diocesi. Un fatto inusuale, che spiazzava le previsioni del toto-vescovo. Papa Francesco sceglieva un prete locale successore del trentino Luigi Bressan, vescovo per quasi diciassette anni e proprio ieri, 9 febbraio, al traguardo dei 77 anni.

Oggi la Chiesa trentina si stringe con affetto attorno al proprio vescovo, nel giorno anniversario della sua nomina. Da parte di monsignor Tisi, nessun particolare festeggiamento. E pure nessun commento: “Ne parleremo eventualmente il 3 aprile, a un anno dall’inizio del mio episcopato”, fa sapere mentre sale in macchina per raggiungere Brescia, dove è atteso per parlare della riorganizzazione degli uffici di curia alla luce dell’Evangelii Gaudium di papa Francesco. Uno dei tanti impegni di un’agenda fitta, a cui don Lauro non si sottrae: in segreteria ne hanno contati 1200, tra colloqui, messe, interventi pubblici…, dall’inizio del suo ministero episcopale.

Foto Gianni Zotta

Di seguito il primo messaggio del vescovo Lauro Tisi alla Chiesa di Trento, pronunciato in sala Clesio, subito dopo l’annuncio della sua nomina, a mezzogiorno del 10 febbraio 2016:

Cari fratelli e sorelle della Chiesa di Trento

Mai avrei immaginato di diventare Vescovo: chi mi conosce sa che il desiderio della mia vita è sempre stato quello di essere parroco. Di fatto, di volta in volta, mi sono stati affidati compiti che non avevo minimamente chiesto. Con questo stesso spirito, ho accettato la nomina del Santo Padre a guidare la nostra Chiesa, convinto che dall’obbedienza sgorgano pace e forza.

Davanti alla sproporzione tra questo compito e le mie capacità, mi affido al Signore, che manifesta la sua forza nella debolezza.

Conto su di voi, sulla vostra cordiale collaborazione e, fin d’ora, sulla vostra paziente comprensione.  Sono fiducioso: in Trentino in questi anni ho incontrato persone buone e generose. La nostra terra, insieme e prima delle bellezze naturali, annovera quelle di uomini e donne che sanno piegarsi con tenerezza per soccorrere i tanti feriti dalla vita.

Un grazie dal profondo del cuore all’Arcivescovo Luigi per la fiducia e la stima che mi ha sempre accordato, come per la speranza con cui ha svolto il suo ministero, cercando di valorizzare e incoraggiare il positivo. L’augurio è che possa servire ancora per tanto tempo la Chiesa.

Il mio sguardo ha davanti a sé tutto il Popolo di Dio che vive nella Chiesa di Trento.  Insieme, io accanto ad ogni battezzato, siamo chiamati ad affrontare la sfida di un mondo che sembra disinteressato al Vangelo, ma in cui dobbiamo riconoscere tutti come figli dello stesso Dio.

La mia vicinanza va poi ai sacerdoti anziani e ammalati; ai parroci, provati da un carico di lavoro sempre maggiore; ai giovani preti e ai seminaristi, così come ai religiosi e alle religiose, testimoni della radicalità evangelica; ai nostri missionari e ai Vescovi di origine trentina, segno eloquente di una Chiesa che ha come prospettiva il mondo; ai diaconi e agli operatori pastorali; a tutti coloro che, in modi diversi, si rivelano preziosi costruttori di Comunità.

A quanti si occupano del bene pubblico, assicuro fin d’ora la mia disponibilità a condividere la responsabilità nel promuovere il bene comune.

In questo orizzonte, mi impegno a camminare con quanti sono provati dal disagio e dalla malattia; con chi si sente privo di futuro, perché escluso dal mondo del lavoro; con le famiglie, soprattutto quelle ferite, anch’esse vitali per la società tutta, grazie alla loro capacità di educare, custodire e accompagnare.

Il Padre, nell’umanità di Gesù Cristo, ci ha rivelato il volto di un Dio inedito e sorprendente, che nel Suo Figlio Gesù Cristo entra dalla “porta di servizio”, per indicarci la gioia di farsi ultimi, scomparendo, come unica e autentica via per amare. A Lui chiedo il dono dello Spirito Santo, perché io possa vivere il ministero episcopale nell’umiltà di chi sa che tutto gli è donato, di chi non vuole attirare l’attenzione su di sé, ma la orienta a Colui che è la fonte della Vita.

don Lauro Tisi Vescovo eletto

Trento, 10 febbraio 2016