Siria, anche Diocesi Trento chiede zone umanitarie

bookmark
Sottoscritto l'appello di Operazione Colomba

Un appello per la Siria. Anche la Diocesi di Trento, già in prima linea nel primo corridoio umanitario che ha portato in città nel 2016 una trentina di profughi siriani, aderisce all’appello di pace lanciato da Operazione Colomba (Ass. Papa Giovanni XXIII). Obiettivo: la creazione di zone umanitarie, in cui non possano avere accesso eserciti e gruppi armati e una pace che definisca responsabilità e costruisca una Siria per chi non vuole la violenza. 

Roberto Calzà (Caritas) e Cristian Gatti (Fondazione Comunità Solidale), a nome della Chiesa trentina, scrivono: «Stimolati e scossi dalle continue immagini di guerra, devastazione e dolore che quotidianamente ci giungono dalla Siria, con racconti di dolore e crudeltà che l’uomo continua a perpetrare a danno di suoi fratelli, la Diocesi di Trento intende aderire e sostenere la proposta di pace nata per iniziativa di “Operazione Colomba”. Fermamente convinti che sia possibile raggiungere la vera pace dando sostegno alle vittime della guerra e del terrorismo, garantendo che i diritti di tutti possano essere rispettati, invitiamo tutti ad approfondire quest’iniziativa ed a diffonderla. Il grido “Mai più la guerra!” di San Giovanni Paolo II possa risuonare ancora potente in tutto il mondo».

Pensando alle vittime innocenti della guerra,  emergono dati sconcertanti: l’Agenzia Sir scrive che la guerra in Siria ha provocato finora la morte di 27mila bambini, 1.5 milioni non ha più frequentato una scuola e su 5,6 milioni di persone in gravi necessità 663.000 sono sotto i cinque anni. I dati sulle violenze e sulle vittime sono stati pubblicati in un report esaminato il 13 marzo, nella sede Onu di Ginevra, in una tavola rotonda che ha visto confrontarsi Kate Gilmore, Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, Panos Moumtzis, coordinatore umanitario Onu per la crisi siriana, e varie organizzazioni di pronto intervento, a difesa dei minori e dei civili, tra cui la Commissione per gli affari internazionali del Consiglio mondiale delle Chiese.  FOTO SIR