Author: Piergiorgio Franceschini

Identità sessuale e antropologia cristiana alla luce del comandamento dell’amore. La formazione di don Fumagalli al clero trentino

“Identità sessuale e antropologia cristiana”. Ne ha parlato don Aristide Fumagalli, moralista della diocesi di Milano, al clero trentino riunito in seminario a Trento mercoledì 24 gennaio.

Alcune distinzioni: sesso, genere, ruolo, identità    

Precisata l’origine del termine “sessuale” – dal latino “secare”, “distinguere” – don Fumagalli ha ricordato come storicamente “sesso” e “genere” siano stati sovrapposti, mentre con la modernità il sesso è attribuito alla natura corporea e invece il genere è più frutto della cultura sociale. Altre categorie sono il “ruolo di genere” (cioè le aspettative attribuite al genere dalla società) e l'”identità di genere“, intesa come “percezione soggettiva dell’essere sessuato” che innesca talora una “incongruenza tra identità e sesso biologico”.
Dunque l'”identità sessuale – nota Fumagalli – è complessa, costruita su aspetti biologici, psicologici, culturali e legati alla biografia di ciascuno”. Aspetti che rischiano di essere semplificati da approcci ideologici:  “c’è l’ideologia sex, per la quale l’identità sessuale è uguale al sesso biologico, punto e basta. E l’altra ideologia, quella gender, secondo la quale l’Identità sessuale è definita a prescindere dal corpo sessuato”.

L’importanza del discernimento  

In tale quadro – ha argomentato Fumagalli -, la Chiesa invita al discernimento, scartando peraltro l’ideologia gender e tenendo però in considerazione l’incidenza culturale. Spiega poi il docente lombardo: “Nessuno si autogenera. Due esseri umani di sesso diverso sono coloro che generano. Sempre. Una relazione generante che diventa generativa è la condizione perché sorga un’identità ma anche risorsa per capire la propria identità. Il codice binario è fondamentale per capire come crescono i bambini. Ma anche coloro che sviluppano un’identità alternativa, partono da questo codice. Il riferimento all’aspetto del sesso interviene sempre anche per chi si differenzia”. “La complessità del tema chiede grande responsabilità”, ha sottolineato Fumagalli al clero trentino. “È irresponsabile ad esempio ritenere che il sesso sia semplice materia, non è così. Irresponsabile è la censura. Questo ha prodotto grandi sofferenze in passato, mentre serve avere attenzione per le persone e soprattutto non condannare dove non c’è responsabilità. Dall’altro non va alimentata una semplice subordinazione ad esempio alla dimensione psicologica. Occorre avere pazienza in fase di crescita: 9 su 10 adolescenti che sviluppano un’incertezza di genere poi la risolvono. Il pericolo è l’omologazione ai modelli”.

La risorsa cristiana: il comandamento dell’amore

“C’è una risorsa cristiana – secondo Fumagalli – per vivere questa responsabilità. Ed è la risorsa del comandamento dell’amore di Gesù e la consapevolezza che prima si è amati da lui. Dire ti amo, cosa significa? Anche chi ha ucciso ha detto ti amo. Questo è un tempo propizio per l’annuncio perché le persone stanno male dove non amano bene. L’amore è vita offerta. È dare la vita. Non è mortificazione. Il criterio dell’autenticità dell’amore di Cristo non è che sia dato tutto, ma che l’altro abbia vita. Ci sono forme dove si dà tutto, ma l’altro è mortificato, ad esempio l’abuso spirituale”.

Nel “campo magnetico” della Pasqua 

“La promessa di Gesù è questa: innalzato da terra attirerò tutti a me. Il campo magnetico della Pasqua tocca ogni condizione umana. La grande tentazione è non credere alle energie della risurrezione. Come se Lui non ce l’avesse fatta a condurre il mondo al modo di vivere che lui ha annunciato. Il travaglio è presente. Ma è segno di agonia o di parto? I cristiani devono aiutare a sviluppare questo sguardo. Le doglie sono più dolorose quanto più si fa vicina la nascita. Il tempo che viviamo ci permette di capire meglio quello che lo Spirito sta attuando”.
Qui il programma annuale completo della formazione del clero trentino.

Formazione del clero, mercoledì 24 c’è Fumagalli su “Identità sessuale e antropologia cristiana”

Nuovo appuntamento formativo per il clero trentino mercoledì 24 gennaio alle ore 9:30 presso il Seminario diocesano (aula magna). Interverrà don Aristide Fumagalli, moralista della diocesi di Milano, che tratterà un tema di grande attualità, di sempre maggiore rilevanza anche dal punto di vista pastorale e spirituale: “Identità sessuale e antropologia cristiana”.

Presbitero ambrosiano dal 1991, Aristide Fumagalli ha conseguito il dottorato in teologia presso la Pontificia Università Gregoriana di Roma. È docente di Teologia morale presso il Seminario Arcivescovile (Venegono Inferiore), la Facoltà Teologica dell’Italia Settentrionale e l’Istituto Superiore di Scienze Religiose di Milano. Risiede e presta la sua collaborazione pastorale presso la Parrocchia del S. Curato d’Ars in Milano, nel quartiere periferico Giambellino.

Qui il programma annuale completo della formazione del clero trentino.

Vescovo ai preti trentini: “Serve una pastorale delle occasioni, a contatto con famiglie in sofferenza e giovani soli”. Tre capisaldi: Parola al centro, cura dell’Eucaristia, priorità ai poveri (TESTO INTEGRALE)

“Va’ e ripara la mia casa, che è in rovina”: le parole udite da San Francesco sono risuonate nella mattinata di mercoledì 4 ottobre (in cui la Chiesa fa memoria del Poverello d’Assisi) nell’incontro di preti e diaconi della Diocesi di Trento con l’arcivescovo Lauro, ospitato dal Seminario diocesano.

Nella riflessione che segna l’avvio dell’anno pastorale, don Lauro prende le mosse dalla parabola di Matteo 18 per sottolineare come il male della Chiesa è ben descritto dall’atteggiamento del servo definito “spietato” della parabola: “la rabbia e la tensione ecclesiali” , a detta dell’Arcivescovo, nascono spesso dalla presunzione, a cominciare da Pietro, di essere in grado di generare il Regno di Dio “dal basso”. Ciò che permette invece di ritrovare la pace è l’intima convinzione di riconoscersi bisognosi del perdono di Dio, unico passo verso una Chiesa attenta alla vita, in tutte le sue ferite.

Una “pastorale delle occasioni”

Una Chiesa capace di una pastorale che monsignor Tisi definisce “occasionale”. “Non intendo – precisa – improvvisata o superficiale, ma capace di abitare ogni occasione offerta dall’umano: le famiglie colpite dalla malattia, dal lutto, dalla sofferenza economica; gli ambienti di lavoro; i giovani chiusi in casa senza più relazioni significative, motivazioni nello studio o aspettative professionali; le persone sole; in generale, tutto il mondo degli affetti e dei passaggi di vita, che sono propri di ogni persona, al di là di qualsiasi appartenenza”.

Tre priorità pastorali 

Il vescovo Lauro propone a preti e diaconi, e attraverso di loro a tutta la comunità diocesana, tre capisaldi irrinunciabili dell’impegno pastorale:

  • l’ascolto comunitario della Parola di Dio, fin dall’inizio di ogni riunione ecclesiale, come scelta imprescindibile per conoscere il volto di Dio e per ritrovare la grammatica dell’umano;
  • la cura dell’Eucaristia, dalla convocazione al canto, alle preghiere dei fedeli; in particolare la scelta è quella di individuare alcuni “fuochi eucaristici” dove convergere, in cui tutte le comunità siano rappresentate. E dove non è possibile celebrare la messa domenicale, la comunità si convoca per l’ascolto feriale della Parola di Dio.
  • il servizio ai poveri come azione di una comunità.

Sono cantieri che chiedono ora un accompagnamento, anche attraverso la prossima Visita pastorale, annunciata dall’arcivescovo Lauro per l’autunno 2024.

Al LINK il testo integrale dell’intervento dell’arcivescovo Tisi.

In cattedrale l’ordinazione di fratel Andrea Giannino. “Vescovo Lauro: il Dio inginocchiato ai piedi dei discepoli sia la tua compagnia”

“Dio inginocchiato ai piedi dei discepoli sia la tua compagnia. Questo è il rinnegare te stesso che non ti fa perdere nulla e ti dona tutto”.  Il programma di vita per fratel Andrea Giannino, canossiano di Cles cresciuto a Lavis e molto legato al mondo oratoriano, sta in questo passaggio dell’omelia dell’arcivescovo Lauro Tisi, nella Messa di ordinazione presbiterale, domenica 3 settembre nella cattedrale di Trento in festa.

“Uno dei sui figli viene plasmato dallo Spirito per essere capace di rivelare agli uomini la bellezza del Regno e la forza stupenda della Pasqua del Signore”, aveva esordito don Lauro, dicendosi “lieto di condividere questa gioia con la famiglia di padre Andrea, in prima fila i genitori Silvia e Salvatore, tutta la famiglia canossiana – ramo maschile e femminile – e in particolare con il preposito padre Carlo. Con Andrea – ha aggiunto l’Arcivescovo nel saluto introduttivo – abbiamo condiviso il cammino della Gmg di Lisbona ed è bello che il coro oggi sia fatto di tanti giovani dell’oratorio di Lavis e di partecipanti alla Gmg”.

“Un Parola bella e drammatica, inno all’uomo” 

Nel commentare il Vangelo di Matteo, con l’invito apparentemente duro ai discepoli a seguirlo rinnegando se stessi e prendendo la loro croce, monsignor Tisi evoca San Paolo VI che definiva la vita “bella e drammatica“.  “Bella e drammatica è anche la Parola di Dio appena ascoltata, canto fermo sulla possibilità per l’uomo di conoscere l’ebbrezza delle vette, l’adrenalina del sesto grado, anziché la nebbia della pianura. Fuori di metafora, questa Parola impegnativa e sfidante canta la grandezza dell’uomo, lo pensa capace di giocare la vita di Dio, in grado di vivere alla maniera di Dio”.

“La Parola di oggi – ha proseguito don Lauro -, prima di essere un ordine, è un inno all’uomo, dichiarazione dell’enorme fiducia che Dio ha nell’uomo. Tu, caro Andrea, sei uno dei destinatari di questa fiducia. Rivolgo a te e a tutti noi quelle parole che mi commuovono sempre: ‘chi crede in me compirà le mie opere e ne farà di più grandi’. Impressiona questa affermazione di Gesù perché rivela il cuore di Dio. Dio non ha secondi fini, non lavora per sé, è libero da sé. Obiettivo di Dio è uno solo: l’uomo nella gioia. Obiettivo di questa ordinazione è Andrea nella gioia. Magari ogni padre e ogni madre fossero in grado di un amore così libero nei confronti dei loro figli!”

“Se vuoi veramente gioire, devi essere ai piedi dei tuoi fratelli”

Tornando al Vangelo, don lauro libero subito il campo da equivoci: rinnegare sé stessi non vuol dire rinunciare alla vita, ai suoi desideri, ai suoi colori, alle sue emozioni, ai propri percorsi affettivi. Il nostro Dio ama l’umano. Si siede a tavola, fa festa, abbraccia e incontra. E questo Dio, proprio perché ama l’umano, ti dice non voler essere il centro dell’universo, della comunità, non voler nessuno ai tuoi piedi. Guarda invece, se vuoi veramente gioire, ti dice di essere tu ai piedi dei tuoi fratelli. C’è qualcosa di incantevole nell’uomo che si china sui piedi del fratello e con delicatezza li lava. Ecco l’icona della bellezza! Quel Dio inginocchiato ai piedi dei discepoli sia la tua compagnia. Questo è il rinnegare te stesso che non ti fa perdere nulla e ti dona tutto“.

“Il Signore ti permetta, nella tua vita di presbitero, di essere dietro di Lui e chi ti incontra gusti la pace di un amore che non lega ma fa decollare. Buona strada, buon cammino, caro Andrea!”, la conclusione dell’arcivescovo Tisi con lo sguardo carico di affetto nei confronti del giovane canossiano, subito prima del rito di ordinazione presbiterale, trasmesso in diretta sul canale YouTube della Diocesi e su Telepace Trento.

Il saluto del superiore dei canossiani 

Al termine della lunga celebrazione le parole di padre Carlo Bittantepreposto generale dei Figli della Carità-Canossiani con un grazie ai genitori di Andrea, ai padri canossiani (compresi i missionari), alla comunità di Lavis e di Fasano (dove opera padre Andrea), all’arcivescovo Lauro che “ha insistito perché la celebrazione avvenisse in cattedrale”. “Come dice la nostra regola, la vita canossiana è un dono e un impegno che ti assumi per tutta la vita, quello di offrire un umile servizio in obbedienza alle direttive dei pastori, facendo loro conoscere le ricchezze e le esigenze del nostro carisma, in risposta alle povertà del Popolo di Dio”. “Care padre Andrea, da sacerdote canossiano hai davanti tante sfide che necessitano della nostra preghiera e del nostro sostegno”, ha concluso padre Bittante mentre l’applauso caloroso dei presenti saliva dalle navate della cattedrale.

Foto: Gianni Zotta

 

 

 

 

Clero trentino, ecco gli avvicendamenti alla guida delle comunità

Con la pubblicazione sui media diocesani sono state rese note quest’oggi, giovedì 29 giugno, le ultime nomine dell’arcivescovo di Trento Lauro Tisi, riguardanti il clero diocesano. Eccole nel dettaglio:

Sacerdote Incarico attuale Nuovo incarico
don Mauro Leonardelli Parroco Trento – Ss. Sisinio, Martirio e Alessandro, Cristo Re, Madonna della Pace, S. Apollinare, Ss. Cosma e Damiano Delegato vescovile Area testimonianza e impegno sociale
don Cristiano Bettega Delegato vescovile Area testimonianza e impegno sociale Parroco Trento – Ss. Sisinio, Martirio e Alessandro, Cristo Re, Madonna della Pace, S. Apollinare, Ss. Cosma e Damiano
don Carlo Crepaz Parroco unità pastorali Gesù Risorto, S. Maria e Ss. Martiri Anauniesi (parrocchie Cavareno, Amblar, Castelfondo, Dambel, Don, Dovena, Fondo, Malgolo, Malosco, Romeno, Ronzone, Ruffré, Salter, Sarnonico, Tret) Parroco unità pastorale Sopracqua, Maria Madre della Misericordia (parrocchie Pinzolo, Carisolo, Giustino) e parrocchie Bocenago, Caderzone, Javré, Pelugo, Spiazzo, Strembo, Vigo/Daré, Villa Rendena
don Michele Vulcan Parroco Trento – S. Rocco, Madonna Bianca Parroco unità pastorali Gesù Risorto, S. Maria e Ss. Martiri Anauniesi (parrocchie Cavareno, Amblar, Castelfondo, Dambel, Don, Dovena, Fondo, Malgolo, Malosco, Romeno, Ronzone, Ruffré, Salter, Sarnonico, Tret)
don Federico Andreolli Parroco Spiazzo, Bocenago, Caderzone, Javré, Pelugo, Strembo, Vigo/Daré, Villa Rendena Parroco unità pastorale Lagarina delle sette Chiese (parrocchie Nogaredo, Brancolino, Castellano, Noarna, Pedersano, Villa Lagarina) e parrocchie Isera, Lenzima, Marano, Patone
don Livio Buffa Parroco unità pastorale Lagarina delle sette Chiese (parrocchie Nogaredo, Brancolino, Castellano, Noarna, Pedersano, Villa Lagarina) e parrocchie Isera, Lenzima, Marano, Patone Parroco Trento – S. Rocco, Madonna Bianca
don Paolo Devigili Parroco Vezzano, Covelo, Fraveggio, Padergnone, Pergolese, Pietramurata, Ranzo, S. Massenza, Sarche, Terlago Parroco Cognola, Martignano, Montevaccino, S. Donà, Villamontagna
don Stefano Maffei Collaboratore pastorale zona Giudicarie Parroco Vezzano, Covelo, Fraveggio, Padergnone, Pergolese, Pietramurata, Ranzo, S. Massenza, Sarche, Terlago
don Flavio Girardini Parroco unità pastorale Sopracqua, Maria Madre della Misericordia (parrocchie Pinzolo, Carisolo, Giustino) Collaboratore zona pastorale Giudicarie, residente a Tione
don Michele Canestrini Collaboratore pastorale zona Giudicarie Collaboratore zona pastorale Valli del Noce, residente a Pellizzano

Al diacono permanente Tiziano Civettini viene affidato anche l’incarico di Responsabile della formazione dei diaconi permanenti.

Preti trentini in pellegrinaggio a piedi alla Madonna della Corona. “Ministero di ascolto, sguardo, parola”

Clero trentino in pellegrinaggio al santuario mariano della Madonna della Corona, venerdì 9 giugno. Una cinquantina di preti hanno preso parte alla camminata spirituale proposta dalla Commissione diocesana per la formazione permanente del clero. Insieme all’arcivescovo Lauro, molti di loro sono saliti a piedi al santuario, dove hanno poi concelebrato la S. Messa. Lungo il percorso, tappe di preghiera e meditazione, a partire dalla Parola di Dio. Il vescovo Lauro ha invitato a rileggere il ministero del prete come “ministero di ascolto, sguardo e parola alla luce dell’ascolto, dello sguardo e della parola di Gesù, che con i suoi incontri fa spazio, fa crescere, dà fiducia e futuro”.

Foto: CoRo

 

Festa della vita consacrata, l’appello del vescovo: “Siate profezia della necessità di ripartire dal Dio di Gesù. E riscoprire silenzio, Parola e preghiera”

“Rendo grazie a Dio per tutti voi, per il tanto bene che seminate nella nostra Chiesa e chiedo che possiate essere per noi profezia della necessità di ripartire da quel Dio bellissimo che è Gesù. Aiutatemi a far comprendere l’urgenza di riscoprire, nel silenzio, l’importanza della Parola e della preghiera, come ci chiede il Papa”.

Nella chiesa di santa Maria Maggiore a Trento, nel pomeriggio del 1° febbraio, religiose, religiosi e preti (a cominciare dai parroci della città) celebrano la Giornata della vita consacrata, insieme al vescovo Lauro, alla vigilia della festa della Presentazione del Signore e “per una Chiesa sinodale“, come recita il sottotitolo dell’iniziativa. L’Arcivescovo, accanto all’emerito Bressan e al delegato padre Maurizio Baldessari, si rivolge con affetto alle consacrate e ai consacrati  presenti: “per ogni volto che incrocio e ad ogni mano che stringo avrei motivo – confida – per dirvi un grazie particolare per quello che siete e fate”.

“Frequentiamo la quotidianità dalla porta di servizio” 

Nell’omelia (integrando spesso a braccio il testo ufficiale), don Lauro ammette le “fatiche ecclesiali” e la “sensazione di una Chiesa e di istituti religiosi in via di estinzione”, ma invita a ritrovare fiducia alla luce dell’esempio evangelico dei due “vegliardi” del tempio “Simeone e Anna che stando alla porta di servizio riconoscono nel Bambino di Betlemme la Luce delle genti e ci aiutano ad accorgerci che le misericordie del Signore non sono finite”.

“La via per ritrovare fiducia – secondo l’Arcivescovo – è la frequentazione della porta di servizio con la dinamica dell’attesa e dello stupore. Chiediamoci: ho ancora in me dosi di attesa, stupore e  meraviglia?”. “Portiamoci – esorta don Lauro – nelle porte di servizio che hanno i connotati delle case, dei luoghi di lavoro, delle scuole, degli ospedali, delle strutture di assistenza. La porta di servizio è la frequentazione della nostra quotidianità, nella sua concretezza, con i suoi volti e le sue storie. Ripartiamo dalla frequentazione del reale: a volte viviamo in una bolla di virtualità,  di consultazioni ossessive dei social – e non  fanno difetto né i vescovi i preti i frati e le suore! Nel quotidiano, fuori dagli schermi, troviamo tanto di quel Cristo Luce delle genti che nemmeno vi immaginate. Nel quotidiano ci sono uomini e donne che stanno gratuitamente prendendosi cura dei propri fratelli, ci sono gli anziani resilienti, ma ancora la luce delle genti ha il volto di tanti insegnanti che hanno comunicato la loro voglia di passare un po’ di cultura o il volto di tante famiglie ferite dove c’è chi perdona, salva e guarisce. Vi ho dati gli indizi: cercate il Cristo questa sera uscendo però dalle bolle del virtuale”.

“La messe abbonda” 

Don Lauro invoca “ottimismo e fiducia per vedere nella realtà la messe che abbonda, non gli operai che mancano: non siamo noi a piantare il regno di Dio. La messe è figlia della Pasqua”. Servono però “silenzio, preghiera e frequentare la Parola di Dio. La cosa più rara nella Chiesa è vedere gente che frequenta la Parola e prega. Mi piace che papa Francesco abbia previsto in preparazione al Giubileo un anno di preghiera. O ripassiamo da qui o riforme ne vedremo poche”.

“Coraggio! Non leggiamo la vita con i criteri della mondanità. Nessuno ha detto che per essere la Chiesa del Vangelo abbiamo bisogno di strutture, soldi, opere imponenti. Ci è chiesto di essere semplicemente lievito e sale”.

Il saluto del delegato padre Maurizio  

Nel suo saluto finale, padre Maurizio Baldessari invita a confrontarsi con la figura evangelica del vecchio Simeone, che “si lascia condurre dallo Spirito Santo e rappresenta il prototipo di colui che si lascia guidare da Dio. Lo Spirito spalanca il cuore di quest’uomo anziano e lo aiuta ad avere una incredibile speranza nel futuro, aiutandolo a vedere l’invisibile nel visibile”.  Padre Baldessari ricorda una trentina di religiose e religiosi trentini che festeggiano i loro giubilei di vita consacrata, a partire dal traguardo dei 25 anni di due religiose francescane (sr Mary Rosco e sr Maria Grace Pia Yespes) per arrivare infine al 75° del dehoniano padre Ferruccio Lenzi, del cappuccino frà Angelo Scalco, dei venturini padre Mario Rossi e padre Franco Fornari. Per tutti loro l’applauso caloroso dei presenti, prima di un brindisi fraterno nella vicina chiesa di Santa Margherita. Non senza aver raccolto dal cesto un segnalibro, con il nome a caso di uno presenti, scritto da ciascuno a inizio celebrazione: un volto a cui destinare una preghiera, in spirito sinodale.

Foto Gianni Zotta

 

A 95 anni addio al canonico monsignor Marco Giuliani, storico parroco di San Pietro a Trento

Lutto nella Chiesa di Trento. All’età di 95 anni si è spento mons. Marco Giuliani. Nato a Dambel nel 1927, fu ordinato a Trento nel 1951. Fu quindi viceparroco ad Aldeno (1951-1955) e a Trento S. Pietro (1955-1959), parroco ai Solteri (1959-1969),  delegato per la pastorale parrocchiale (1969-1979) e parroco a S. Agnese (1970-1973), quindi rettore di S. Francesco Saverio (1975-1977) prima di divenire parroco di S. Pietro a Trento per ben 26 anni (1977-2003) con il ruolo di decano di Trento (1979-1984) e delegato di Zona (1984-1994). Presidente della Casa del clero (1994-2008), penitenziere della Cattedrale (2004-2017) e dal 2003 canonico arcidiacono. Dal 2017 era residente alla Casa del Clero dove si è spento.

I funerali si terranno venerdì 11 alle ore 10 in Cattedrale e alle 14.30 a Dambel.

Addio a don Tullio Maraner. Aveva 82 anni

Lutto nella Chiesa trentina. È ritornato alla Casa del Padre don Tullio Maraner. Aveva 82 anni. Nato a Sant’Anna di Vallarsa nell’agosto del 1940, venne ordinato a Trento nel 1966. Fu vicario parrocchiale a Gardolo (1966-1969), Predazzo (1969-1973), quindi parroco a Imer (1973-1987), Segonzano (1987-2000), Ziano e Panchià (2000-2015). Collaboratore pastorale de decanato di Cavalese (2015-2016) e del decanato di Mori (2017-2021). Dal 2021 era residente alla Casa del Clero.
Il funerale sarà celebrato mercoledì 21 giugno ad ore 15:00 nella chiesa parrocchiale di Sant’Anna di Vallarsa.

Preti trentini a confronto sulle “età della vita”. A Villa Moretta al via le “tre giorni” del clero in clima di fraternità

Le età della vita. Dare valore a chi sono“. È questo il tema della tre giorni di formazione del clero trentino che ha preso il via, in positivo clima di fraternità, nella mattinata di mercoledì 3 maggio a Villa Moretta di Pergine. In continuità con il metodo già sperimentato lo scorso anno, la proposta – spalmata su tre settimane di maggio – è divisa per fasce d’età. Si parte con i preti più giovani (fino a 55 anni) fino ai più anziani.

L’ascolto della Parola (in particolare della figura di Mosè) si intreccia con la narrazione del vissuto. L’apporto di esperti esterni (dott. Sergio Astori e don Flavio Marchesini) intende aiutare i preti a riconoscere – è il tema della relazione centrale – ciò che sta dando valore alla loro vita, riconoscendo in essa la presenza di Dio. La proposta formativa, pensata dalla Commissione formazione permanente del clero, desidera sostenere i presbiteri nell’abitare i cambiamenti che la vita personale e pastorale sta chiedendo. Il vescovo Lauro è presente a Villa Moretta e accompagna l’ultimo giorno con le sue parole.